In questo articolo cerco di riassumere quanto spiegato da Mario Castoldi nell’intervento tenuto il 6 ottobre 2015 a Venezia all’interno del seminario Insegnare e apprendere per competenze. Dal curricolo alla certificazione.
Dietro la certificazione: valutare le competenze
Valutazione e certificazione
valutazione | certificazione | |
soggetto valutatore | interno | esterno |
riferimento | standard contestuale | standard assoluto |
funzione | crescita formativa | rendicontazione sociale |
destinatario | soggetto in formazione | contesto sociale |
Parlare di valutazione e di certificazione in senso stretto significa parlare di due azioni diverse in termini di soggetto che valuta, riferimento in base al quale si valuta, funzione e destinatario dell’azione
Nella valutazione in senso stretto, chi valuta è una parte seconda (l’insegnante); nella certificazione in senso stretto, chi valuta è una parte terza (un ente esterno).
Nella valutazione lo standard di riferimento è contestuale (relativo alla scuola, alla classe, al contesto); nella certificazione è assoluto (dato a priori, uguale per tutti coloro le cui competenze vengono certificate).
La funzione della valutazione è quella della crescita formativa (la valutazione è dell’alunno, ma soprattutto per l’alunno); la funzione della certificazione è piuttosto quella di una rendicontazione sociale.
Il destinatario della valutazione è il ragazzo; il destinatario della certificazione è il contesto sociale (ad esempio: la famiglia, la scuola secondaria, l’università, il mondo del lavoro…).
Ciò che ci viene chiesto durante i cinque anni di scuola primaria e i tre di secondaria è di valutare anche le competenze; le nostre valutazioni entreranno in gioco ogni volta che compileremo la scheda di valutazione.
La certificazione che invece dobbiamo fare solo alla fine della scuola primaria e di quella secondaria è comunque un “misto” dei modelli sopra descritti: si tratta infatti di una certificazione sui generis, perché effettuata internamente al contesto formativo (dagli insegnanti e non da un ente terzo) e perché lo standard di riferimento sarà contestuale e non assoluto. Nello schema sopra descritto, si considereranno le parti evidenziate.
Supplisce la mancata presenza di un soggetto esterno che certifica il fatto che il Consiglio di classe è una pluralità di persone e quindi di punti di vista, che ha usato una pluralità di stumenti valutativi (prove chiuse; prove aperte; prove con una logica descrittiva, argomentativa, narrativa; prove autentiche; …)
Processo valutativo
Il processo valutativo richiede una riflessione su diversi aspetti:
- la scelta dell’obiettivo (che cosa valutare? devo avere ben chiaro che cosa intendo per apprendimento, prima di decidere che cosa valutare)
- la rilevazione dei dati (come raggiungere l’obiettivo?)
- la definizione dei criteri (in base a che cosa valuto? a volte sono impliciti, a volte li esplicitiamo, ma per esprimere un giudizio li abbiamo sempre)
- l’espressione del giudizio (devo saper comunicare il mio giudizio, attraverso dei modelli come la scheda di valutazione o il certificato delle competenze, ma anche all’interno della stessa relazione formativa).
Alcune riflessioni
- “Si tratta di accertare non ciò che lo studente sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa” (Wiggins, 1993) “consapevolmente” (Pellerey, 2004)
- L’apprendimento si apprezza, non si misura.
- Lo studente deve essere anche soggetto, non solo oggetto, della valutazione.
- La valutazione deve essere anche per l’apprendimento, non solo dell’apprendimento.
- Si devono formulare, proporre e valutare anche prove di competenza, non solo prove di riproduzione del sapere.
- Il focus deve essere anche sui processi oltre che sulle prestazioni.
- Oltre alle verifiche “classiche”, ci possono e ci devono essere più elementi documentali (matrici valutative, griglie di osservazione…)
Elaborare matrici di valutazione (o rubriche valutative)
Su come costuire una rubrica valutativa, spero ci diano del materiale Chiara Mauro e Davide Marsale. A me ci vorrà ancora un po’ di tempo e di studio per capire bene di che cosa si tratta. Credo che partirò con il leggere questo articolo:
Predisporre compiti autentici
Si tratta di proporre problemi complessi, inediti, in situazione, il più possibili vicini alla realtà.
Le situazioni reali sono problematiche e complesse, non nel senso di difficili, ma nel senso che ad esse concorrono una pluralità e una molteplicità di fattori.
Anche in questo caso, nel seminario non si è approfondito molto. Credo che partirò leggendo questo articolo:
Favorire strategie autovalutative
Ad esempio, chiedendo ai ragazzi, al termine di una prova, che si pongano e che rispondano a queste domande:
- che cosa mi ha aiutato nello svolgere la prova?
- che cosa mi ha ostacolato nello svolgere la prova?
O ancora:
- che cosa vorrei capire meglio?
- che cosa ho imparato nello svolgere questo lavoro?
- che cosa sapevo già ma ora ho capito meglio?
Predisporre protocolli osservativi
E’ bene predisporre delle griglie di osservazioni con cui documentare i buoni atteggiamenti degli alunni durante lo svolgimento di un compito.
Valutare attraverso uno sguardo trifocale:
- come mi vedo: è il soggetto della formazione che si autovaluta, attraverso un diario di bordo, una biografia, la documentazione dei processi, una riflessione critica sul proprio operato…; si tratt di uno sguardo soggettivo;
- come mi vedono gli altri: sono l’insegnante e i compagni che aiutano il soggetto nella valutazione, attraverso protocolli osservativi, osservazioni sul campo, interazione tra pari…; si tratta diuno sguardo inter-soggettivo;
- che cosa so fare: compiti autentici, prove di verifica, una selezione dei lavori (portfolio) permettono al soggetto della formazione di avere uno sguardo oggettivo.